venerdì 20 gennaio 2012

Bruce Springsteen, il 6 Marzo arriva "Wrecking Ball" !!!



Finalmente arriva la notizia che da mesi i fan di Bruce Springsteen (tra cui il sottoscritto) aspettavano con trepidazione. Ieri infatti il Boss ha ufficializzato il nome e la data di uscita del nuovo album.
Il diciassettesimo lavoro in studio del cantante sarà pubblicato il 6 Marzo e si intitola "Wrecking Ball".
L'album è composto da 11 brani e il primo singolo "We take care of our own" è già disponibile per il download su i-Tunes.
Una grande notizia per i fan del Boss, che a partire da Marzo sarà in giro per il mondo con il suo tour, supportato dalla mitica E-Street Band. Grande attesa per le tre date italiane, tanto che i biglietti sono quasi sold out per tutti e tre i concerti.
Sono curioso di vedere che effetto avrà  la mancanza di Clarence Clemons, storica colonna portante della band e grande uomo prima che artista di eccezionale valore.
Ora, che l'ufficialità è arrivata non rimane che goderci il primo singolo "We take care of our own" e aspettare il 6 Marzo per l'uscita di "Wrecking Ball".
E poi, i più fortunati dovranno attendere altri tre mesi per provare l'emozione di vedere il Boss dal vivo e unirsi al coro di decine di migliaia di fan che intoneranno "Thunder Road" assieme a lui.
Quanto vi stimo!!! ( e quanto vi invidio)!

TRACKLIST
We Take Care of Our Own
Easy Money
Shackled and Drawn
Jack of All Trades
Death to My Hometown
This Depression
Wrecking Ball
You’ve Got It
Rocky Ground
Land of Hope and Dreams
We Are Alive


mercoledì 18 gennaio 2012

"Vada a bordo, cazzo!"




Sinceramente dopo aver sentito l'audio di questa telefonata ci sarebbe ben poco da aggiungere, si potrebbe solamente constatare l'incompetenza del comandante Franco Schiettino, nonchè la sua codardia.
Siamo stati cresciuti fin da bambini sentendo storie di capitani  coraggiosi che rischiano la loro vita pur di salvare i propri passeggeri o il proprio equipaggio. Beh, erano appunto storie, la vita reale è tutta un'altra cosa.
Tanto che il capitano De Falco, colui che intima al comandante della Concordia di tornare a bordo, viene etichettato come un eroe solo per aver fatto il suo dovere.
Ormai è cosi, quello che dovrebbe essere ordinario diventa straordinario,  "grazie" alla presenza di gente come il comandante Schiettino, che prima mette a rischio l'incolumità dei passeggeri con una manovra azzardata e dopo lascia la nave prima degli altri per coordinare i soccorsi da terra!!!
Qualcosa di agghiacciante, sarebbe normale se a comportarsi così fosse un uomo qualunque, un passeggero che si fa prendere dalla paura e cerca la prima scialuppa utile per salvarsi la pelle. Si potrebbe anche capire.. Lo ammetto, se io da passeggero mi trovassi in una situazione del genere magari sarei il primo a spingere per mettere le mie chiappe sulla scialuppa. Ma io non sono un comandante, e penserei che se qualcuno mi proponesse per un ruolo simile sia del tutto idiota!
Il comportamento di Schiettino non è accettabile, ancora non mi capacito di come un uomo così possa aver avuto un ruolo così delicato, un ruolo dove oltre alla conoscenza del mare e delle sue leggi è richiesta una tempra morale fuori dal comune.
Che ci faceva al comando di un colosso del mare come la Concordia un uomo del genere, un uomo che abbandona la nave mentre i suoi passeggeri sono ancora li a rischiare la pelle? Come ha fatto ad arrivare ad un ruolo così prestigioso e al contempo così delicato?
Non me lo chiedo soltanto io, se lo stanno chiedendo tutti coloro che a causa di quest'uomo hanno perso un  figlio, un genitore, un parente, un amico o un semplice conoscente.
A queste persone va data una risposta, almeno quella, perchè i loro cari non  ritorneranno certo indietro.

martedì 3 gennaio 2012

22/11/63: un ottimo Stephen King in viaggio nel tempo



22/11/63: una data che ai meno informati non dice nulla, una data che per tutti gli altri potrebbe essere lo spartiacque tra il mondo che poteva essere e il mondo che non è stato.
Il 22 Novembre 1963 John Fitzgerald Kennedy venne assassinato mentre era in visita a Dallas. La mano che premette il grilletto (secondo le ipotesi più plausibili) era quella di Lee Harvey Oswald, un ex marines dalle idee filo comuniste.
Un gesto quello di Oswald che ha cambiato la storia. Cosa sarebbe successo se qualcuno avesse impedito l’assassinio di JFK? Ci sarebbe stata la guerra in Vietnam? Sarebbero morti ugualmente personaggi come Martin Luther King o lo stesso Robert Kennedy?
Da queste domande prende spunto 22/11/63, nuovo romanzo dell’iperproduttivo Stephen King. Per l’occasione il “Re del Brivido” mette da parte l’horror a lui congeniale e mescola un pizzico di fantascienza a tanta storia, ottenendo a mio parere un libro godibilissimo dalla prima all’ultima parola.

TRAMA: Jake Epping è un tranquillo professore di inglese di Lisbon Falls (Maine). Da quando la moglie Christy lo ha lasciato, egli trascorre molto tempo nella tavola calda dell’amico Al.  Un giorno viene a sapere da quest’ultimo che nel retro della sua bottega si nasconde un passaggio temporale, che se attraversato porta indietro nel 1958.Precisamente alle ore 11.58 del 9 Settembre. Non importa quanto tempo si resti nel passato, al ritorno saranno passati soltanto due minuti. Così Al, che aveva vissuto nel passato per quasi 5 anni, chiede all’amico Jake di portare a termine una missione che lo ossessiona da tempo : salvare la vita di John Kennedy. Jake ,dopo alcune riluttanze decide di accettare il compito e trasferirsi così nel 1958, sotto il nome di George Amberson. Durante il suo viaggio nel tempo riscoprirà l’amore, si innamorerà dei favolosi anni ’50 e ’60 e di un mondo che sembrava dimenticato nell’era di Internet. Un mondo che lo assorbirà sempre di più, tra la sua missione e l’amore per Sadie. Jake/George è pronto a cambiare la storia, ma scoprirà che una forza avversa agisce contro di lui, perché il passato “non vuole essere cambiato”.

King sfrutta l’espediente del “rabbit hole” per spiegare i viaggi nel tempo di Al e Jake. Lo stile del Re è sempre coinvolgente, la narrazione in prima persona permette al lettore di immedesimarsi nel personaggio, sentire le sue emozioni, condividere la sua missione.
La descrizione degli anni ’50 e ’60 è magistrale, ci si trova totalmente immersi in un’ epoca per certi versi inimitabile, con i suoi lati buoni e quelli  cattivi. Se da un lato la gente sembra più aperta verso il prossimo, dall’altro Jake si trova a vivere in un paese dove l’odio razziale è ancora alle stelle, dove i neri sono solo “negri”. La descrizione di quegli anni è davvero meticolosa, il Re descrive alla perfezione ogni aspetto della vita di allora,  così come da parecchie informazioni sulla vita di Lee Oswald. Il protagonista segue infatti gli spostamenti dell’assassino, cercando di scoprire che questi effettivamente lo sia prima di agire per fermarlo.
Oltre all’intreccio principale, quello relativo ad Oswald, King ci offre una squisita parte centrale, ambientata a Jodie. Qui il protagonista decide di stabilirsi, insegnando nel liceo locale per sbarcare il lunario e trova l’amore in Sadie, nuova bibliotecaria della scuola.  Tra i due nasce una bellissima storia d’amore, che sembra cadere sotto le bugie (a fin di bene) di Jake/George sulla sua identità. Il fatto che lui venga proprio da un altro mondo e da un altro tempo sembra ostacolo insormontabile tra i due. La cittadina di Jodie coi suoi abitanti diventa essa stessa protagonista del romanzo, durante la lettura sembra di conoscere la città come fosse la propria. Un merito che ha sempre avuto King è quello di saper interessare il lettore, anche con le storie più banali (L’acchiappasogni del 2001 ne è un esempio).
Non è il caso di 22/11/63, che per 780 pagine affascina chi legge, che da un lato non vede l’ora di scoprire come va a finire la missione di Jake, ma che dall’altro vorrebbe restare ancora “intrappolato” nella tranquilla e accogliente Jodie.
Lo stesso protagonista è combattuto se tornare “indietro” nel 2011 o restare per sempre lì nei favolosi anni Sessanta, in cui iniziavano a fare capolino i Beatles e i Rolling Stones.
Per i più assidui seguaci del re anche un'auto-citazione della sua opera più riuscita. La parte ambientata a Derry (cittadina immancabile nei suoi romanzi!), parla di un certo assassino che andava in giro vestito da clown... ricorda nulla?
Chi scrive questa pseudo-recensione ha sempre trovato nei finali il punto debole di Stephen King. Si dà il caso che invece il finale di 22/11/63 non sia affatto debole, ma  invita a riflettere sulle implicazioni dei (purtroppo impossibili nella realtà) viaggi nel tempo. Un interessante punto di vista su cosa sarebbe successo se Kennedy non fosse mai stato assassinato. E una meravigliosa riflessione  anche sull’amore, con quel finale un po’ amaro ma che arriva dritto al cuore di chi legge.
22/11/63 non è il capolavoro di Stephen King (per quello leggere It o L’Ombra dello Scorpione), ma è un ottimo libro, capace di trasportare via il lettore dal mondo reale e trasferirlo nelle proprie pagine, come se fosse esso stesso parte della storia.
Qualcosa di stupendo che solo un ottimo libro riesce a fare.

giovedì 15 dicembre 2011

Un mutuo per un pieno


Dal benzinaio

"Buongiorno, mi dica"
"Buongiorno a lei, faccia il pieno"
"Benzina o diesel?"
"Champagne, bisogna risparmiare!"

venerdì 11 novembre 2011

11-11-11: FINE DEL MONDO!!!!




"Una fredda mattina di Novembre successe ciò che era imponderabile. L'umanità era ormai ridotta a un cumulo di macerie. Rimanemmo in pochi a vedere quale fine atroce era toccata al mondo che fino ad allora avevamo vissuto.
Le città erano silenziose rovine, i mari e gli oceani desolate distese di acqua prive di ogni forma di vita.I fiumi portavano durante il loro tragitto solo cadaveri e resti di ...una civiltà ormai perduta. Le cime delle più alte montagne erano il luogo ideale da dove scorgere la totale devatazione in cui versava il mondo intorno ad esse.
Tutto ciò che aveva reso la Terra un pianeta bellissimo in cui vivere era stato trasformato in un triste scenario di morte.
Ma quale triste evento aveva decretato tutta questa apocalittica devastazione? Una guerra nucleare? Un terremoto o uno tsunami di spropositate dimensioni?"

Mi dispiace deludere i lettori, ma non è stato nulla di tutto questo a mandare a puttane il nostro amato mondo. O meglio, non direttamente. La colpa è da attribuire ad uno strano fenomeno che gli scienziati dell'occulto chiamano come 11-11-11. Capita una volta ogni 100 anni un evento del genere, che porta con sè catastrofi in quantità apocalittiche!
E' per questo che alla fine di questa fredda giornata dell'11 Novembre (11) 2011 ce ne andremo tutti abbondantemente e allegramente a morire ammazzati. Potrebbe accadere in qualsiasi momento e in qualunque maniera, a dire il vero sento già l'odore della morte che aleggia per tutto il Pianeta,è inevitabile.
"Tutto ciò che è stato" non sarà più, "tutto ciò che è" ancora meno, saremo spazzati via. E fanculo pure ai Maya che ci davano un altro anno di vita.. Dopo tutto cari Maya siete morti da una vita, che minchia ne volete sapere di ciò che capiterà a noi ora...
Io mi preparo a morire guardando tutti i film ispirati ai libri di Moccia. Mi son sempre detto che prima di morire dovevo pur fare una cazzata di dimensioni bibliche nella mia vita.
Ora, parlando seriamente, mi rivolgo a tutti coloro che hanno parlato di sto cazzo di 11-11-11 su Facebook, Twitter, telegiornali, radio e chi più ne ha più ne metta...
Ma vi rendete conto che è dal 1 Gennaio 2001 (01/01/01) che si verifica un cazzo di evento del genere una volta l'anno?Cazzo, vorrei che i Maya avessero ragione solo per vedervi fatti fuori all'istante da uno tsunami o da chissà quale altra sciagura! Fa niente che nel caso morirei con dei Nostradamus da discount come voi, cazzo morirei sereno lo stesso!!!!
Per caso il 10/10/10 è successo qualcosa? E se per caso qualcuno sopravvive per una botta di culo, cosa cazzo farà a dicembre 2012? No perchè, non so se vi rendete conto, oltre ai fottutissimi Maya c'è anche l'incombenza del 12-12-12!!
Non si sa mai che, a forza di predire sfighe di ogni genere e fini del mondo più o meno con la stessa frequenza con cui Brooke di Beautiful cambia amante, prima o poi qualcosa accada davvero...Dunque, vi saluto così, scrivendo con una mano sola, perchè l'altra è un attimino impegnata a toccare i gioielli di famiglia.
Buona fine del mondo!

 

lunedì 24 ottobre 2011

Addio SuperSic


Non ci volevo credere... ieri mattina l'ho saputo per caso mentre sentivo due ragazzi parlare dietro di me.
"Hai visto la MotoGp? E' morto Simoncelli" le loro parole, il loro argomento di discorso quotidiano.

Ebbene, in quel preciso momento ho avuto una bruttissima sensazione, il classico "non sentirsi più le gambe".
Certo, Marco Simoncelli non era il mio amico più caro, era solo un pilota di moto che vedevo sempre in televisione. Ma è come se lo conoscessi, io che ho sempre seguito la MotoGp e le divertenti interviste con Beltramo e Meda. Per non parlare di quando lo ascoltavo in radio con Dj Ringo nel suo programma "Revolver"
Era sempre divertente, riusciva sempre a strappare un sorriso, con quel suo modo di fare divertente e la sua parlata romagnola riconoscibile ovunque.
Non ero un suo tifoso, almeno non quanto lo sia di Stoner (la prova è nel post prima di questo), ma mi è sempre stato simpatico.L'ho sempre visto sorridere e prendersi in giro anche da solo, rideva e scherzava prima di sè e poi nel caso anche degli altri. Questo mi piaceva di lui, prima che come pilota, mi piaceva come persona.
Quest'anno stava imparando ad andare veloce anche tra i grandi e proprio nello scorso Gp ha raggiunto il suo miglior piazzamento. Un secondo posto che avrebbe voluto trasformare al più presto in qualcosa di più. Era pronto a tutto per vincere la prima gara in MotoGp, a consacrare definitivamente il suo talento.
Il destino ha voluto portarselo via a soli 24 anni, nel pieno della sua giovinezza. E' morto facendo ciò che più amava, lasciando dietro di sè un vuoto incolmabile.
Vedendo le lacrime di Beltramo mentre dava l'annuncio della sua morte, ho capito cosa fosse questo ragazzo per chi lo conosceva bene. Una persona che ha saputo farsi amare da tutti fuori dalla pista, un ragazzo solare che sapeva farsi volere bene da chi lo viveva tutti i giorni.
Il dispiacere è quello di aver perso sì un grande pilota, ma prima di tutto una grande persona.

Continua a strapazzare la tua moto anche da lassù.
Addio SuperSic!